La nostra azienda..

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La nostra esperienza deriva dal lavoro quotidiano di 36 anni. Per noi il fine non è mai il denaro, ma produrre il miglior prodotto rispettando l'ambiente. Il collante più importante in famiglia non è il denaro, ma il rispetto e gi affetti per ognuno dei componenti.

mercoledì 19 novembre 2014

#prezzinocciole

Cercateci nella nostra pagina facebook e avvrete tutti i recapiti:

#Nocciole#Tonde#gentili#romane#crude#tostate#granella#farina

Nocciole, nocciole nocciole! Il prezzo di quest'anno non certo aiutano i consumi.
Ma volete mettere?
Sgranocchiare croccanti nocciole tonde gentili romane con zucchero o cioccolato o in purezza?

lunedì 3 novembre 2014

Nocciola tonda gentile romana

Eccoci al lavoro! In produzione ma piu' che produzione stiamo in trasformazione ma neanche !Siamo in offerta per un prodotto migliore, piu' fruibile e facilmente utilizzabile.
Nocciole sgusciate crude e sottovuoto!

giovedì 18 settembre 2014

#corsi e ricorsi#storici



E' una ricerca che mi sono trovato a fare e ho scoperto nel grafico che la nocciola tonda gentile romana per un anno è riuscita ad avere una quotazione superiore a quella piemontese, ma negli anni a seguire c'è stato un crollo vertiginoso dei prezzi. Ecco perchè l'esperienza contadina ci fa' agire con molta prudenza e poca esultanza.


domenica 7 settembre 2014

#quotazione nocciole

La determinazione del prezzo delle nocciole è faccenda assai complicata. Per stabilirlo si prende un kg di nocciole in guscio, si calcola il tasso di umidità, poi si sguscia e si pesano i frutti veri e propri. Una resa buona è prossima ai 430-440 grammi.A Corchiano anche di piu'.

Ogni 10 grammi equivalgono a un punto. Dopo di che viene calcolata la percentuale dei frutti aggrediti dalla cimice del nocciolo, e ogni altra imperfezione a cui viene attribuita una valutazione inferiore. Il combinato disposto dell'operazione dà la resa finale.
Infine, i punti resa vengono moltiplicati per gli euro prefissati.

La quantita' di nocciole presente sul territorio è nettamente inferiore agli anni passati, la qualita'molto dipendera' dalle condizioni climatiche anche durante la raccolta.
Un ettaro di noccioleto nella Tuscia, richiede tra i 2mila e i 2500 euro di spese di lavorazione. La fluttuazione è data dal tasso di meccanizzazione dell'azienda.

E adesso basta con i numeri, altrimenti riuscireste a fare i conti in tasca a tutti!



Pole position

Altri numeri! Potessimo vincere!

La produzione di nocciole in annate normali  è di circa 800 mila tonnellate;
la produzione turca è pari a 600 mila tonnellate, la produzione italiana oscilla tra le 100 mila e le 120 mila tonnellate.


Ma è cosi' ripartita :

il 10% è il raccolto Piemontese

il 40% è il raccolto del Viterbese

il 30% è il raccolto della Campania e il restante 20% è rappresentato dalle regioni Sicilia, Calabria.

mercoledì 3 settembre 2014

Nocciola viterbese: tonda gentile romana

La produzione della provincia di Viterbo è pari al 5% di quella mondiale.Con 18000 ettari il viterbese ha conquistato il primato nazionale della produzione di nocciole.

Per 15 paesi del viterbese la coltivazione del nocciolo rappresenta l'attivita' agricola principale occupando 8000 famiglie.

Dal punto di vista delle varieta' la Tonda Gentile Romana è la piu' diffusa a livello nazionale.
La varieta' è molto apprezzata dalle industrie di trasformazione per le maggiori garanzie di uniformita' del prodotto e per la buona adattabilita' a diverse condizioni ambientali e climatiche.Le altre varieta'coltivate nella Tuscia sono il Nocchione e la Tonda di Giffoni, che assolvono la funzione di impollinatrici.
La varieta' Tonda Gentile Romana della Tuscia ha ottenuto la Denominazione transitoriamente protett




La nocciola tonda gentile romana
Questa varietà di nocciola, cui è stata recentemente riconosciuta una protezione transitoria in attesa del definitivo marchio DOP, è di forma subsferoidale con l'apice leggermente a punta, le dimensioni sono variabili, con calibri da 13 a 22 mm. Il guscio è di spessore medio, color nocciola, poco lucente, con tomentosità diffuse all'apice e striature numerose evidenti. Il seme è medio-piccolo, subsferoidale, di colore simile al guscio, ricoperto di fibre, con la superficie ricoperta da solchi pi ù o meno evidenti. La tessitura è compatta e croccante, il sapore è finissimo e l'aroma persistente. Il seme, privato del suo guscio, viene consumato fresco, essiccato oppure tostato. Può essere utilizzato sia intero che tritato ed è adatto alla preparazione di torte, biscotti, gelati, creme e anche liquori.


noccioleto Mecarelli

I noccioleti prediligono terreni sciolti, freschi, acidi e ricchi di sostanza organica; i sesti d'impianto sono riconducibili alla coltivazione a cespuglio, vaso cespugliato e monocaule e vengono potati ogni anno. La densità di piante per ettaro ammessa è di 150 per i vecchi impianti e 650 nei nuovi. La produzione annuale massima è di 4 tonnellate/ettaro per la coltura irrigua e di 3 tonnellate/ettaro per quella in asciutto.
La raccolta delle nocciole è sia manuale che meccanica e si esegue da metà agosto a metà ottobre. In seguito si procede allo stoccaggio in locali idonei ben areati, con umidità massima del 6%. Le operazioni di cernita, calibratura e condizionamento devono avvenire entro l'anno successivo a quello della raccolta. La resa alla sgusciatura è compresa tra il 38% e il 50%.
La nocciola è un frutto molto calorico, ricco soprattutto di acidi grassi monoinsaturi, vitamina E, vitamina K, colina e minerali (potassio, calcio e fosforo).


Per capire l'importanza della nocciola nell'economia del viterbese basta dire che la superficie agricola destinata alla produzione di nocciole rappresenta oltre il 14% del totale, ponendosi come terzo tipo di coltivazione più diffusa dopo il grano duro (41,4%) e olivo (17,4%). I comuni della Tuscia interessati alla coltivazione del nocciolo e compresi nel dispositivo per il controllo di conformità della nocciola romana DOP sono: Barbarano Romano, Bassano in Teverina, Bassano Romano, Blera, Bomarzo, Calcata, Canepina, Capranica, Caprarola, Carbognano, Castel Sant’Elia, Civita Castellana, Corchiano, Fabrica di Roma, Faleria, Gallese, Monterosi, Nepi, Oriolo Romano, Orte, Ronciglione, Soriano nel Cimino, Sutri, Vallerano, Vasanello, Veiano, Vetralla, Vignanello, Villa San Giovanni in Tuscia, Vitorchiano, Viterbo. C'è una piccola rappresentanza anche nella provincia di Roma: Bracciano, Canale Monterano, Manziana, Rignano Flaminio, Sant’Oreste, Trevignano. ( di Giacomo Mazzuoli)

martedì 26 agosto 2014

#food #estate2014 #summer #holiday

Quanti ricordi!!
Adoravo mangiare il pane e pomodoro con foglie di basilico fresco oppure la frittata con il sugo, pecorino e maggiorana o ancora i fagioli regina con le patate in umido.I fagiolini "ciavattoni" con pomodoro,cipolla e uovo.Oppure la spalla di maiale "rotta" per l'occasione.
E per dolce una fresca rosetta con tanta crema di nocciola! Slurppp gnamgnam.
Questo era il pasto dei miei nonni quando passavano tutto il giorno in campagna per la raccolta delle "nocchie" ed io adoravo stare con loro.
Aspettavo la colta e la raccolta delle nocciole con grande trepidazione e gioia.Il piccolo appezzamento che preferivo era il Gorbaro, attraversato dal piccolo ruscello ricco di gamberi che tontoloni si facevano catturare con gli avanzi del pane e pomodoro.Riuscivo a sopportare perfino le ortiche pur di bagnarmi i piedi con l'acqua.
Era un terreno che irrigavano a scorrimento e i noccioli erano alti come querce,tra noci, crognoli e peri selvatici.L'abitat naturale di piccoli ghiri, scoiattoli e "gorbi"(volpi) affamate però di galline e pulcini.




Oggi ciop ce l'ho sotto casa! E' venuto a vivere in città, in campagna ci sono tutti con l'aggiunta dei cinghiali.


sabato 23 agosto 2014

Hazel-nuts

Continuando a leggere questo vecchio libro di appunti, mi fa' ricordare che le nocciole una volta colte e raccolte, venivano soleggiate e rimescolate a piu' riprese, in un piazzale vicino alle abitazioni di campagna detto  ara.Spesse volte non era altro che terra battuta con rulli di ferro e poi indurita bagnando abbondantemente nei giorni precedenti.

Che divertimento scivolare a piedi scalzi su quelle nocciole non ancora pronte per essere imballate!

L'esposizione al sole durava per molti giorni, prima e dopo la pulitura su grossi corvelli, e avendo cura di coprirle in caso di pioggia e della "guazza".La durata della conservazione nei magazzini poteva raggiungere anche l'anno, con tutti i pericoli e rischi che questo comportava.

giovedì 21 agosto 2014

E' tempo di nocciole

E’ tempo di nocciole. Questo aneddoto l’ho “sbrocchiolato” un paio di giorni fa.
(perdonatemi la lingua italiana) scrive Sergio Giustozzi e con sua concessione pubblico.


La “tuttata”
La “tuttata”, termine usato dai miei genitori e da nostri amici di Corchiano, indicava un modo specifico di affrontare/organizzare un lavoro nell’arco di tempo più breve possibile, di solito un giorno. A papà capitava di farla specialmente per la raccolta delle nocciole perché dovevamo poi partire per esigenze scolastiche per Roma, tant’è che le raccoglievano e le vendevamo verdi (cioè colte dall’albero, con tutto il “brocchiolo”) senza farle essiccare noi.
Le consegnavamo a “Giovanni il caciotto”, un carissimo amico di papà che era “del mestiere” e che le vendeva a un tizio di Caprarola o le “lavorava” aspettando qualche giorno per avere il prezzo migliore.
Il giorno della “tuttata” che per noi era organizzata sempre di domenica per non distogliere dalle proprie occupazioni i partecipanti, a casa nostra era una festa. Venivano le famiglie dei nostri vicini Cencio e il compare Ofelio, diversi cugini di papà, zio Elio, zio Miretto, zio Antonio il palettone, e un po’ di “opere” (contadini braccianti) che partecipavano <giusto perché si tu, Giova’>.
Il mattino, appena all’alba, si presentavano tutti a casa e si procedeva alla vestizione:
la tenuta di lavoro consisteva in abito personale comodo e una grande tasca ottenuta legando alla cinta le due estremità basse di una parannanzi. Questa legatura era mobile perché, scioltala, permetteva lo svuotamento del suo contenuto in grosse ceste, dalle quali poi si riempivano le balle. Venivano approntati anche dei lunghi bastoni ad uncino per tirare in basso i rami più lunghi ed un paio di scale in legno per le piante più “rognose”.
Naturalmente i lavori più complessi, uncinare e tirare i rami o salire sulla scala, spettavano di diritto agli uomini. Le donne e i giovani facevano la bassa manovalanza.
Papà mi fece notare, però, più volte, come le “signore” in questo lavoro fossero molto più svelte e produttive dei maschietti.
Io e le mie sorelle, Marco era piccolino, cercavamo di imitare i “lavoratori” ma il più delle volte eravamo loro solo di intralcio, così venivamo incaricati di mansioni più semplici come mantenere costante la riserva di acqua per dissetarci e qualche bottiglia di vino per gli uomini più “rudi”.
Si andava avanti così, senza interruzioni del lavoro ma accompagnando lo stesso con canti di gruppo o con sfottò, fino all’ora di pranzo.
Poi l’intervallo pranzo.
Nonostante tutti fossero forniti dell’occorrente per il proprio pasto mamma preparava sempre un “filo de pasta calda calda” col sugo di “regagli” di pollo.
Per tavolo, oltre a quello in cemento delle “cerquette”, papà preparava due palanche poggiate su “bigonzi” rovesciati e altre due poggiate su cortine di tufo come sedili.
Un’oretta e mezza circa per pranzare ma anche per scherzare, raccontare aneddoti, cantare, e se c’era zio Antonio con la fisarmonica ascoltare un po’ di musica, qualcuno approfittava per un breve sonnellino.
E si riprendeva fino al calar del sole. Di solito finivamo tutto in giornata, ma comunque per ultime venivano lasciate le piante del “fonnetto” davanti casa che, più piccole e comode erano “lavorate” il giorno dopo, “co’mpard’ora” da Carolina e la comare Valda.
Nell’arco di un paio di giorni Cencio o il compare Ofelio passavano col carretto, caricavano tutto e lo portavano a “Giovanni il caciotto” che aveva dei magazzini per la raccolta e una prima lavorazione davanti alla Chiesa Parrocchiale. 

Leggo qua e la'

Da un libro acquistato tanti anni fa'.

Un racconto e tante storie comuni a tante famiglie di "nocchiaroli".

Le nocciole cominciano a maturare e cadere verso la fine di agosto e la caduta dura a lungo e qualche anno anche a rilento, a volte fino ad ottobre.La raccolta si esegue a mano, raccogliendo le nocciole cadute naturalmente o scosse dalle piante.
Il sistema peggiore di raccolta è quello che viene descritto dal Montuori.
... Si scelga il villanzon piu' sano, agile e dalle braccia nodose che agiti e faccia sentir le scosse col maglio sui rami vigorosi senza troppo impiagare...
Io ho memoria invece di un uncino che afferrava le punte dei rami e scuoteva facendo cadere le nocciole mature.In tempi passati con il maglio si passava ben quattro volte ed immaginate un po' le ferite e i danni prodotti su quei rami.
In Sicilia, in tempi ormai lontanissimi, la raccolta veniva fatta esclusivamente da donne in tre tempi: alla caduta dei primi frutti, alla caduta scossa, e una terza volta per assicurarsi l'intero raccolto.
Le nocciole dimenticate, chiamate a Corchiano busca, venivano divise in parti uguali tra il proprietario e la raccoglitrice.
Anticamente in alcune regioni d'Italia, le raccoglitrici erano sottopagate e poi a fine giornata costrette a saltare per far cadere eventuali nocciole nascoste tra i vestiti.
Di diritto spettava ad esse le nocciole vuote e quelle multiple dette "FORTUNA"




sabato 9 agosto 2014

Ferragosto tempo di vacanze



Agosto moglie mia non ti conosco! Recitava così un proverbio molto utilizzato negli anni '60.
In questo mese e in quello successivo, noi agricoltori di nocciole altro che moje mia non ti conosco.
Non conosciamo neanche casa.Altro che vacanze. Ma confidiamo nel bel tempo e qualche giorno riusciremo a dedicarcelo per caricare le batterie e riprendere il cammino forti e pieni di energie.

martedì 5 agosto 2014

Quotazione nocciole

Il Ministero dell'Agricoltura turco comunica le sue stime sull'entità del raccolto 2014.

 

 

 Le previsioni sono di 387.960 tonnellate di nocciole, significativamente inferiori rispetto alle 512.000 annunciate recentemente dall' Unione esportatori turchi. 

 

Il mercato italiano è fermo ed i prezzi che si stimano sono molto alti.

Nocciola viterbese.



E' sempre azzardoso piantare delle piantine non autoctone.Queste nocciole ne sono la prova.
Cominciano a maturare e a cadere! Ma meno male che a Corchiano abbiamo la Tonda Gentile Romana, che ci dara' il tempo sufficiente per preparare il terreno, tosandolo e livellandolo, per la raccolta.
I miei nonni cominciavano a cogliere le nocciole lungo i fossati o nei punti soggetti a scaracciamenti o dilavamenti gia' dopo la fine della festa patronale di Gallese e i ritardatari dopo il ferragosto.
Noi tutti gli anni ci poniamo la stessa domanda: cadranno prima? E' una stagione anticipata?
Bha è la mia risposta. Il vero contadino apre la finestra e respira il tempo, gli altri dovranno fare i conti con i giorni di ferie!

venerdì 25 luglio 2014

Io sono perchè noi siamo!


"Io sono perchè noi siamo" Grazie a quanti ci hanno conosciuto quest'anno, a quanti ci hanno gratificati per il nostro lavoro! E a quanti ancora continuano a chiamarci per riconoscere la qualità e la freschezza dei nostri prodotti e ci aspettano perchè la stagionalita' diventi un imperativo.Le nocciole si raccolgono in autunno.

venerdì 4 luglio 2014

Telemaco

Ciao, quanta latitanza!
E' stato un  periodo molto indaffarato e malgrado lunghe giornate di pioggia non ho avuto un momento per dedicarmi al blog.
La campagna richiede tempo e dedizione,passione e dolce amore.Le foglie sono cresciute ed hanno accolto le limpide gocce della pioggia che ha lavato le ansie da prestazione per una magra stagione e ha dissetato le falde acquifere.
I frutti si cominciano a vedere anche se la Natura fà da padrona.
Altro che Telemaco, timoroso e incerto in difesa della Madre. Ho cinquant'anni e ormai superato la fase di figlio, sono padre prudente ma deciso.Le nuove generazioni avranno un duro lavoro da fare per affrontare la crisi: agire, sporcarsi le mani rimboccandosi le maniche delle candide camicie che i nonni hanno fatto indossare.
Il colletto bianco non l'ho mai abbottonato.Ma sono fiero di essermi sporcato le mani con la terra, aver curato migliaia di piantine che oggi fruttificano e inorgogliscono la mia famiglia, il mio paese e la mia regione.La nocciola tonda gentile romana sarà uno dei biglietti da visita del viterbese e del Lazio. Certo non per l'immediato futuro, ma io ci credo. Si può pensare a Montalcino senza sentire echeggiare Brunello?


martedì 20 maggio 2014

Situazione nocciole

Mercato internazionale delle nocciole 19-05-2014

Report del 19 Maggio 2014 - La situazione del mercato turco. Domanda, prezzi, tendenze. Le quotazioni in Italia.
Gli esperti dell’unione degli esportatori hanno appena rilasciato le loro stime, sottolineando il fatto che si tratta di stime provvisorie, poiché molto precoci. Si prevede un totale di 501.000 t: 230.000 t sul Mar Nero e 270.000 t per Akcakoca. La cifra si posiziona su valori elevati, ma un aspetto non è chiaro: la stima quest’anno comprende anche le superfici corilicole non dichiarate, mentre le stime precedenti, che si sono poi rivelate realistiche, non le prendevano in considerazione. Le superfici ufficiali si aggirano attorno ai 190.000 ha a Akcakoca, ma la superficie considerata quest’anno è di 210.000 t, cioè un 10% in più. Quindi, per poter paragonare le stime con quelle degli anni scorsi, bisognerebbe ridurre il numero di un 5%, il che porterebbe la quantità stimata a  450.000 t.
In teoria questo annuncio non dovrebbe influire sul mercato, che per questa settimana prevedeva già una stima di quest’ordine di grandezza.
Le riserve del 2013 presso gli intermediari (Manvas), sommate ai volumi delle esportazioni portano a un totale di 640.000/650.000 t per l’anno scorso, quantità conforme alla stima fornita dall’unione degli esportatori in luglio. Le stime negative di inizio stagione si sono quindi rivelate infondate. La campagna si chiuderà probabilmente con uno scarto di 50-75.000 t.
Le settimane a venire non dovrebbero essere caratterizzate da grandi stravolgimenti del mercato: non c’è un rischio di carenza a breve e gli utilizzatori, ben coperti, non sono influenzati dai prezzi e dovrebbero anche seguire meno l’aumento dei prezzi. D’altra parte, coloro che sono ancora in possesso di scorte del raccolto 2013, sapendo che la prossima raccolta sarà scarsa, non abbasseranno mai i prezzi. A partire dal mese di giugno, quando le stime saranno più realistiche, sarà possibile comprendere se la campagna 2014-2015 sarà o meno critica.

sabato 10 maggio 2014

...Gli uomini tormentati dal problema della calvizie si spalmavano la testa con olio di nocciola, efficacissimo anche contro il verme solitario (un cucchiaio ogni mattina a digiuno), mentre dal legno si ricavava la carbonella che mescolata a zolfo e salnitro formava la polvere pirica.






..La corteccia, ricca di tannino e dalle proprietà astringenti, era usata per decotti o impacchi da applicare alle vene varicose; i fiori e le foglie essiccate sono ottimi regolatori dell’intestino e purificatori l’apparato vascolare; con i frutti triturati si ottenevano potenti integratori energetici per bronchitici o arcaiche creme di bellezza per le madame dell’Ottocento.
..Gli impieghi in medicina non si contano, al punto che il simbolo del dio Esculapio è proprio un ramo di nocciolo con un serpente attorcigliato. Da esso deriva anche il simbolo degli odierni farmacisti.

...Il nocciolo per la civiltà contadina è sempre stato un albero magico: il suo cespuglio era probabile covo di fate, un raccolto abbondante era segno di fertilità per la famiglia, mentre una verga di nocciolo è lo strumento del rabdomante.

Forse non sapete che... ( preso dal web)

...Nei paesi anglosassoni, in particolare negli Stati Uniti, “witch hazel” (strega nocciola) è il nome più diffuso per indicare le streghe nei fumetti o nelle storie di fantasia.
Probabilmente l'attribuzione del nome “nocciola” alle streghe nasce dal fatto che i celti consideravano il nocciolo un albero magico, simbolo di saggezza e utilizzavano spesso le nocciole nei loro riti divinatori.

giovedì 10 aprile 2014

COMBUSTIONE POTATURE

Combustione delle potature, il Ministero rivede la norma 

  • 02/04/2014 

  • pubblicato in: Ambiente  - Attualità



Il Ministero dell’Ambiente ha sollecitato la Presidenza del Consiglio dei Ministri alla presentazione di un emendamento governativo finalizzato a risolvere il problema della combustione controllata dei residui di potatura sul luogo di produzione.
In particolare, l’Ufficio legislativo del dicastero ha trasmesso una disposizione da introdurre nell’ambito del disegno di legge in discussione al Senato, relativa alle Disposizioni in materia di delitti contro l’ambiente (AS  1345), per l’integrazione dell’articolo 256 bis del codice ambientale che attualmente punisce con pesanti sanzioni penali la combustione illecita di rifiuti abbandonati.
La norma proposta prevede la non applicabilità delle disposizioni sulla gestione di rifiuti al materiale agricolo e forestale derivante da sfalci, potature o ripuliture in loco. Di tale materiale è consentita la combustione in piccoli cumuli ed in quantità giornaliere non superiori a tre metri stero per ettaro nelle aree, periodi e orari individuati con apposita ordinanza del Sindaco competente per territorio. Nei periodi di massimo rischio per gli incendi boschivi, dichiarati dalle Regioni, la combustione di residui vegetali agricoli e forestali è sempre vietata.
La disposizione, fortemente sollecitata da Coldiretti - analogamente a quella in discussione nel  cosiddetto “Collegato ambientale” alla Legge di Stabilità (AC 2093) - è finalizzata a risolvere i molteplici problemi interpretativi delle disposizioni vigenti in materia di gestione dei rifiuti che, in alcuni territori, sono state interpretate restrittivamente ed applicate anche alle consuetudinarie pratiche agricole di gestione sul luogo di produzione di piccoli quantitativi di scarti vegetali.

In Italia si perdono 70 ettari al giorno.

Consumo di suolo: in Italia si perdono 70 ettari al giorno 

  • 06/04/2014 

  • pubblicato in: Ambiente  - Attualita'
Presentato dall’Ispra il nuovo report sul consumo di suolo, un fattore di rischio molto importante per il territorio italiano, particolarmente vulnerabile ad una numerosa serie di minacce causate proprio da questo processo di degrado. Pericolose conseguenze del consumo di suolo possono essere, infatti, fenomeni quali l’erosione, la diminuzione di materia organica (perdita di fertilità), la contaminazione locale o diffusa, l’impermeabilizzazione (ovvero la copertura permanente di parte del terreno e del relativo suolo con materiale artificiale non permeabile), la compattazione, la perdita della biodiversità, la salinizzazione, frane, alluvioni e la desertificazione, ultima fase del degrado del suolo.
In virtù dell’importanza del suolo e della sua tutela nel nostro Paese, il report dell’Ispra ci offre uno scenario di dati a dir poco preoccupante: la ricostruzione dell’andamento del consumo di suolo in Italia dal secondo dopoguerra ad oggi, infatti, mostra una crescita giornaliera del fenomeno che continua a mantenersi intorno ai 70 ettari al giorno, con oscillazioni marginali nel corso degli ultimi venti anni. Si tratta di un consumo di suolo pari a circa 8 metri quadrati al secondo che continua a coprire, ininterrottamente, notte e giorno, il nostro territorio con asfalto e cemento, edifici e capannoni, servizi e strade, a causa dell’espansione di aree urbane, spesso a bassa densità, di infrastrutture, di insediamenti commerciali, produttivi e di servizio, e con la conseguente perdita di aree aperte naturali o agricole.
A livello nazionale, la perdita complessiva di suolo è passata dal 2,9 per cento degli anni ’50 al 7,3 per cento del 2012, con un incremento di più di 4 punti percentuali ed in termini assoluti, si stima che il consumo di suolo abbia intaccato ormai quasi 22.000 chilometri quadrati del nostro territorio.
Questi dati appaiono particolarmente preoccupanti proprio in funzione dell’importanza del suolo, che, ricordiamo, specie in un paese dalle connotazioni orografiche come il nostro, risiede nel fatto che si tratta di una risorsa naturale limitata, di fatto non rinnovabile, necessaria non solo per la produzione alimentare e per il supporto alle attività umane, ma anche per la chiusura dei cicli degli elementi nutritivi e per l’equilibrio della biosfera. E’ dal suolo, infatti, che ci arrivano cibo, biomassa e materie prime, ma questa risorsa funge anche da piattaforma per lo svolgimento delle attività umane, oltre a costituire un elemento del paesaggio e del patrimonio culturale e a svolgere un ruolo fondamentale come habitat e come riserva di patrimonio genetico.
Il suo deterioramento, quindi, deve essere evitato ad ogni costo, in quanto comporta ripercussioni dirette ed irreversibili sulla qualità delle acque e dell’aria, sulla biodiversità e sui cambiamenti climatici, ma può anche incidere sulla salute umana e mettere in pericolo la sicurezza dei prodotti alimentari.
Per l’importanza che riveste sotto il profilo socioeconomico e ambientale, quindi, il suolo e le sue funzioni devono essere tutelate rispetto a gravi processi degradativi causati, ad esempio, dall’errata gestione delle dinamiche insediative, dalle variazioni d’uso e dagli effetti locali dei cambiamenti ambientali globali, così come dalle scorrette pratiche agricole.
Tornando ai numerosi ed interessanti dati contenuti nel report Ispra, prendendo in esame le ripartizioni geografiche, i valori percentuali di consumo di suolo più elevati si registrano nel Nord Italia. Ma, mentre nelle regioni del Nord-Ovest assistiamo ad una fase di rallentamento della crescita, nel Triveneto e in Emilia Romagna si mantiene un tasso di consumo di suolo elevato, dovuto principalmente alla continua diffusione urbana che si riscontra nella pianura padano-veneta. Se negli anni ’50 il Centro e il Sud Italia mostrano percentuali di suolo consumato simili, successivamente il Centro si distacca con valori in netta crescita, raggiungendo i valori medi nazionali che, nel complesso, presentano un andamento piuttosto omogeneo. I dati del 2012 ci confermano che in 15 regioni viene superato il 5 per cento di suolo consumato, con le percentuali più elevate in Lombardia e in Veneto (oltre il 10 per cento), seguite da Emilia Romagna, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia, dove troviamo valori compresi tra l’8 e il 10 per cento.
Ma quali sono le diverse tipologie di copertura artificiale che devono essere considerate come principali cause di consumo di suolo? La classifica vede in testa le infrastrutture di trasporto, che rappresentano ben il 47 per cento del totale (28 per cento dovuto a strade asfaltate e ferrovie, 19 per cento dovuto a strade sterrate e altre infrastrutture di trasporto secondarie), seguono le aree coperte da edifici, che costituiscono il 30 per cento del totale del suolo consumato. Altre superfici asfaltate o fortemente compattate o scavate, come parcheggi, piazzali, cantieri, discariche o aree estrattive, costituiscono il 14 per cento del suolo consumato.
Il rapporto Ispra, inoltre, analizza anche la distribuzione spaziale del consumo di suolo, in base alla localizzazione in area urbana o agricola, all’altitudine, alla distanza dalla costa.
Per quanto riguarda le aree agricole è certo che il consumo di suolo si accompagna nel nostro Paese alla perdita di ampie aree vocate all’agricoltura, in particolare nelle zone circostanti le aree urbane.
I dati specifici relativi al consumo di suolo agricolo vengono evidenziati nell’ambito di uno spaccato del consumo di suolo per classe di uso che il report Ispra non manca di analizzare. Incrociando numerose fonti di dati, infatti, si giunge a stimare che il consumo di suolo è aumentato in tutte le principali categorie (aree urbane, aree agricole, aree boscate e semi-naturali, zone umide e corpi idrici), anche se con tassi di crescita differenti e che nelle aree agricole si è passati complessivamente dal 7,9 per cento di suolo consumato nel 1990 al 9 per cento nel 2006.
Le categorie a vocazione agricola più colpite risultano essere le coltivazioni permanenti, i seminativi in aree non irrigue, i prati stabili e le zone agricole eterogenee (dove nel 2006 il suolo consumato è pari rispettivamente al 9 per cento, 7,9 per cento, 7,1 per cento, 11,3 per cento). Il consumo di suolo nelle aree boscate e negli ambienti semi-naturali, nel complesso, aumenta più lievemente nel tempo, passando dal 2,1 per cento nel 1990 al 2,2 per cento nel 2006.
Interessanti anche le elaborazioni contenute nel rapporto (a cui si rimanda per maggiori approfondimenti) relative al consumo di suolo nella fascia compresa entro i 10 km dalla costa, nell’ambito della suddivisione tra pianura, collina e montagna, così come per le classi d’uso del suolo relative alle aree urbane, alle aree sportive e ricreative ed in aree particolarmente vulnerabili come quelle relative alla categoria “spiagge, dune, sabbie”.
Per quanto riguarda i dati sull’uso del suolo a livello nazionale, il rapporto, inoltre, sottolinea come l’urbanizzazione degli ultimi 20 anni nel nostro Paese sia avvenuta a discapito principalmente dei suoli agricoli. Dal 1990 al 2008, in particolare, sono stati destinati a nuovo uso 12.626 km2 di territorio agricolo per far posto ad aree urbane e in minor parte ad aree forestali.
Altre considerazioni utili potrebbero essere fatte a riguardo di un altro fattore di consumo di suolo, annoverato nel report con la denominazione di “sprawl” urbano” e cioè la diffusione di insediamenti a bassa densità dal centro urbano verso l’esterno. Si tratta di un espansione delle superfici impermeabilizzate, da attribuire in gran parte ad uno sviluppo urbano pianificato non adeguatamente, che si manifesta nella frangia urbana e peri-urbana di molte importanti città come una commistione di tipologie di uso del suolo.
Nonostante la denominazione anglosassone del fenomeno, infatti, anche nella regione mediterranea molte aree urbane hanno progressivamente perso la loro storica compattezza evolvendo verso un assetto più diffuso, a causa di una mutata forma dell’espansione degli insediamenti residenziali e commerciali, e delle infrastrutture collegate. Ciò, in particolare, ha prodotto un sottile processo di semplificazione e impoverimento del paesaggio rurale, dovuto alla riduzione o scomparsa delle aree boscate, dei seminativi e dei vigneti, oltre a maggiori costi pubblici associati alla mobilità e alla fornitura e alla gestione delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria.
Lo sprawl urbano, quindi, tende ad eliminare la distinzione tra città e campagna, compromettendo sia la produttività e la valenza agricola che le caratteristiche naturali dell’area interessata, con elevati costi sociali, economici ed ambientali causati dalla perdita dell’originaria destinazione d’uso del suolo.
Il report Ispra, a cui va anche il merito di aver saputo coniugare un livello di dettaglio tecnico elevato con un linguaggio comprensibile anche ai non addetti ai lavori, prosegue con interessanti indicazioni e dati sull’impermeabilizzazione dei suoli e sulle modalità con cui questo fenomeno caratterizza le principali città italiane, concludendosi con un confronto della situazione italiana con quella di altri paesi europei.

Esperienza sensoriale sulla nocciola d'Italia e non.





Nel Lazio a Corchiano VT con Città della Nocciola  parte il 1°corso di assaggio della nocciola

Il Corso di Assaggio della Nocciola 1° livello si svolgerà nel cuore dei Monti Cimini,
a Corchiano, terra vocata alla Nocciola Tonda Gentile Romana presso l’ Agriturismo
Ristorante “La Cantina”, loc. Pantalone – 01030 Corchiano (VT). Il corso avrà luogo il
giorno 5 aprile dalle ore 10 alle 14 la lezione full immersion si svolgerà nella sede suddetta e
al termine verrà rilasciato un attestato di partecipazione.

Associazione Nazionale Città della Nocciola sabato 5 aprile 2014
1° ore 10.00 – 11.15
Modulo docente Irma Brizi (Nocciotester ufficiale e Panel Leader Associazione Nazionale
Città della Nocciola):
Un percorso dalla pianta alla tavola, passando per la storia,la simbologia, l’arte, la filiera
e le caratteristiche salutari della nocciola.
Pausa coffee break

2° ore 11.30 – 14,00
Modulo docente Irma Brizi: Il Panel D’assaggio della nocciola, vocabolario e
scheda di assaggio. Prove pratiche di assaggio con simulazione del panel
di assaggio ufficiale. Degustazione delle principali varietà italiane e straniere a
confronto.

Per informazioni telefonare a
cesare mecarelli 338 1091381 – 3405880966
oppure inviare una email a: info@cittàdellanocciola.it
locandina 5 aprile

venerdì 21 marzo 2014

DEGUSTAZIONI


I sassi sono il concime del vicino.

La concimazione non va intesa come "restituzione" o "aggiunta", ma vero e proprio aumento delle sostanze nutritive e mobilizzazione di quelle presenti nel terreno.

Oltre a ciò, la concimazione ha influenza sulla resistenza delle piante alle avversità parassitarie, sul ciclo biologico, sulla qualità e composizione del prodotto.


La concimazione in genere, si basa principalmente su tre elementi fondamentali che, a volte, possono scarseggiare nel terreno:
  1. azoto
  2. fosforo
  3. potassio
    Oltre agli elementi fondamentali sono importanti, seppur in minime quantità, i cosiddetti microelementi.
L'azoto è l'elemento più importante per una migliore attività vegetativa e produttiva.
Esso stimola l'accrescimento, favorisce la formazione dei nuovi germogli e dei fiori, agisce sull'allegagione e sullo sviluppo dei frutti.


Il fosforo, insieme al calcio, è necessario per la formazione dei germogli, per la riproduzione, per l'efficienza dei cloroplasti.
Accelera il ciclo biologico specie nella fase di riproduzione neutralizzando l'azione ritardatrice dell'azoto.
la carenza di essi si riflette su scarsi sviluppo vegetativo e di fruttificazione.


Il potassio è molto importante per una buona fruttificazione.
Regola il consumo d'acqua della pianta attraverso la duplice azione di ritenzione idrica nei tessuti e di controllo della traspirazione; aumenta inoltre la resistenza della pianta agli eccessi di temperatura e alle malattie fungine.


  Per poter scegliere il complesso più adatto occorre saper leggere le etichette, cioè interpretare il titolo del concime.
Sarà capitato a molti di noi , anche chi fa un po' di giardinaggio,di veder scritti sui sacchi del concime, a caratteri grandi, tre numeri (per esempio 20.7.24).
il primo numero corrisponde alla quantità di azoto presente espressa in percentuale, il secondo al fosforo, il terzo al potassio.
Oppure N.P.K. 20.7.24, dove N sta per azoto, P per fosforo e K per potassio.
In molti concimi complessi sono presenti anche i microelementi che sono scritti a parte.

Saputo cio' è meglio sempre farci consigliare e mai eccedere!

mercoledì 5 marzo 2014

Sempre piu' nocciole turche nei dolci italiani

03/03/2014
pubblicato in: Economia - Attualita'



Le statistiche relative alle importazioni dei primi 11 mesi dello scorso anno mostrano come il 2013, se non ci saranno sorprese nei dati relativi a dicembre, risulterà l’anno record per le importazioni di nocciole nel nostro paese da oltre 10 anni. Infatti tra gennaio e novembre 2013 sono stati importati oltre 33 milioni di chilogrammi di nocciole sgusciate, di cui più di 29 provenienti dalla Turchia, il principale produttore mondiale di nocciole.

Era dal 2002 che non si registrava un livello così elevato di importazioni, quando si erano superati di poco i 34 milioni di chilogrammi. Nel complesso si stima che un terzo delle nocciole utilizzate in Italia nei dolci, nelle creme e nei gelati, sia di importazione. Una situazione che non consente di valorizzare appieno le nocciole italiane di qualità nei prodotti trasformati, non essendoci l’obbligo di informare il consumatore sull’origine delle nocciole utilizzate.

Solo in alcuni casi i trasformatori evidenziano volontariamente la provenienza delle nocciole impiegate nei prodotti. Ricordiamo che l’Italia è il primo produttore europeo di nocciole, il secondo mondiale, e può vantare ben tre denominazioni di origine riconosciute dall’Unione Europea, la Nocciola del Piemonte Igp, la Nocciola di Giffoni Igp, la Nocciola Romana Dop.



lunedì 24 febbraio 2014

Divieto di bruciare le potature

Grazie alla deroga è stato " rimandato" il divieto, ma siamo tutti obbligati a tenere presenti comportamenti socialmente corretti.


Le linee guida fornite dalla Provincia ai sindaci che decideranno di agire in deroga stabiliscono che:

La combustione deve essere effettuata sul luogo di produzione;

durante tutte le fasi dell’attività, e fino all’avvenuto spegnimento del fuoco, deve essere assicurata costante vigilanza  da parte del produttore e conduttore del fondo o di persona di fiducia, ed è vietato abbandonare la zona fino alla completa estinzione di focolai e braci; 

è vietata la combustione di materiali o sostanze diversi dagli scarti vegetali indicati;

 è consentito l’accumulo per una naturale trasformazione in compost o la triturazione in loco per le stesse finalità;

rispettiamo degli orari per non disturbare il vicino;




Biomassa ecologica e biomassa energetica.

Si intende per biomassa "la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali), dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, comprese la pesca e l’acquacoltura, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani"
Ci faccio pure la ricerca!Fonte wikipedia.
Le biomasse ed i combustibili da esse derivate emettono nell'atmosfera, durante la combustione, una quantità di ANIDRIDE CARBONICA più o meno corrispondente a quella che viene assorbita in precedenza dai vegetali durante il processo di crescita. L'impiego delle biomasse ai fini energetici non provoca quindi il rilascio di nuova anidride carbonica , principale responsabile dell'EFFETTO SERRA.

Biomassa secca e legna ecologica

Acquisisce sempre più importanza e ogni anno cresce la produzione di legna ecologica e biomassa secca ottenute dallo sfruttamento razionale delle foreste. La biomassa secca e la legna ecologica per dirsi tali devono avere queste caratteristiche:
  • abbattimento di piante già morte senza intaccare alberi vivi
  • biomassa secca, foglie, rametti, scarti lavorazioni agricole, potature di parchi e giardini, metodo del ramo bello annuale
  • sfruttamento razionale delle foreste metodo della matricina per piccole strisce di bosco o 1 pianta ogni 4
  • salvaguardia alberi secolari, generi protetti, boschi storici, habitat, ecosistema
  • lavorazione ecologica (sega a mano, sega elettrica, cippatrice elettrica, accetta, macete, scure)
  • assenza di spese aggiuntive di costi energetici di trasporto via nave e via terra per migliaia di chilometri

domenica 16 febbraio 2014

La fine

Si celebra la fine di uno dei lavori che richiede passione e dedizione e pazienza: la potatura.



martedì 11 febbraio 2014

BACI DI DAMA A MODO MIO

 INGREDIENTI: 

300 g di farina 00 | 300 g di farina di nocciole tostate | 200 g di zucchero | 200 g di burro | 1 bustina di lievito per dolci | 1 uovo e all'occorrenza un po' di latte.Dividere l'impasto in due parti , in una delle quali aggiungere un po' di cacao amaro. Far riposare per una mezz'ora, poi formare le sfere e cuocere a 160° per 15 minuti.E' sufficente che prendano "il solo sotto" Per il ripieno si puo' utilizzare il cioccolato fondente sciolto a bagno maria, la crema di nocciole, la ricotta ecc. ecc.




venerdì 7 febbraio 2014

I territori della Nocciola Italiana si presentano nello
scenario di questo decennio come nuove destinazioni
turistiche, forti di comunità ospitali e di un prodotto
altamente evocativo.
A
ll’ombra dei campanili italiani, dove si producono
le cose che piacciono al mondo intero, si produce da
millenni la nocciola migliore che nasce dalla magica
intesa fra l’uomo e la natura, il lavoro umano e la
vocazione del territorio.
O
ggi sempre più consumatori, alla ricerca di
esperienze sensoriali, scelgono un viaggio di scoperta
per vivere il culto della nocciola nei “luoghi” e nei
“tempi” scanditi dalla produzione/trasformazione.
 
 
 
L
a vocazione ambientalista, naturalista e rurale,
l’ospitalità diffusa, l’offerta enogastronomica, i
servizi, gli eventi e le occasioni di loisir all’interno
di sistemi di offerta più ricchi e complessi fanno
dei borghi della nocciola italiana la vera novità
dell’offerta turistica nazionale.
N
ell’Italia delle mille identità, i territori rurali della
Nocciola Italiana si presentano al noccioturista come
territori ospitali con comunità locali orgogliose
di un prodotto che il mondo ci invidia e che oggi
dispiegano tutte le componenti di una ospitalità
autentica ed innovativa.

Rosario D’Acunto
Presidente Associazione Nazionale citta' della Nocciola








Corchiano: l'orgogliosa normalità di un luogo ricco di tagliate e necropoli falische, forre, cascate e buone pratiche.
 
Corchiano è un piccolo comune della Tuscia viterbese, che certamente non rientra tra le mete piu' conosciute di turisti distratti e frettolosi.Il paese riserva molte sorprese curiose e appaganti.
A dispetto della scarsa notorietà turistica che condivide con tante altre località del viterbese, il comune è invece  noto agli addetti ai lavori nel settore eco- ambientale per aver conseguito nel 2010 l'ambito premio di "Comune a 5 stelle".

giovedì 6 febbraio 2014

Emergenza maltempo e la solidarieta' contadina

Campagne sott’acqua con migliaia di aziende con i terreni allagati dalla violente precipitazioni!

Non si legge altro.
Le incessanti piogge hanno provocato anche esondazioni di numerosi corsi d’acqua mentre nelle montagne del Veneto si sono mobilitati i trattori per togliere la neve e liberare dall’isolamento case ed imprese.
L’ondata di maltempo ha colpito l’Italia dal Veneto al Lazio fino alla Toscana, dove sono stati allagati ettari ed ettari di terreni già seminati a grano, che non sopravviveranno, perché l’acqua provoca l’asfissia radicale con una sorta di “soffocamento” e la conseguente perdita del prossimo raccolto.
Ma speriamo anche no.
Allagamenti si registrano un po’ in tutte le aree interessate dalle perturbazioni, le coltivazioni di ortaggi invernali come broccoli e cavolfiori sono andate perdute, pregiati vigneti sommersi e greggi di pecore al pascolo in difficoltà. L'acqua ha invaso anche serre e magazzini e colpito anche attrezzature e macchine agricole.Per non parlare di tutte quelle piccole attivita' che tengono occupato il popolo italiano.Basti pensare ai vari laboratori artigianali,ai  negozietti sotto casa.Le calamita' inginocchiano intere comunita' e colpiscono le famiglie su piu' fronti.Confidando in tempi migliori rimbocchiamoci le maniche e aiutiamoci.


mercoledì 29 gennaio 2014

Il freddo della merla

Domani iniziano i giorni della merla, gli ultimi tre del mese corrente, quelli che, secondo la tradizione, coincidono con i più freddi dell’anno. Sul perché della locuzione “giorni della merla” ci sono diverse interpretazioni che fanno riferimento al pennuto. La versione più plausibile narra che una merla dalla piuma bianca, per ripararsi dal freddo di gennaio, si rifugiò in un camino, divenendo nera. Noi invece, oltre a coperte, camini, alcool, potremmo affidarci a strategie culinarie per raggirare i giorni di freddo più intenso. E cosa c’è di meglio di una scottante e consolatoria zuppa?
Ricordandovi che c’è stato un tempo i cui i nostri antenati facevano di necessità virtù, sopportando gli inverni più infimi con piatti poveri, caldi e nutrienti, per omaggiare la loro saggezza contadina, ho scovato una lista regionale di minestre  in brodo, come le chiamava il buon Artusi. Non solo non sono insipide, come qualche miscredente insinua, ma arricchiscono il nostro palato di gusto, calore e sostanza. Provare per credere! 
 
1) ZUPPA GALLURESE
Inauguriamo la serie con una ricetta proveniente dall’isola più lontana dello stivale: la Sardegna, terra di pane carasau, pesce fresco, deliziosi pecorini, ottima carne e grandi tradizioni gastronomiche.
La suppa cuata, originaria della Gallura, la zona nord-orientale, è un classico della cucina sarda. Si prepara con strati di pane raffermo bagnati con brodo di carne vaccina e di  pecora, alternati con formaggio fresco di vacca (casgiu spiattatu), cui si può (deve) aggiungere del pecorino stagionato.
 
2) MACCO SICILIANO
Un piatto arcaico della cucina popolare siciliana, conosciuto persino ai Romani. Si presenta come una purea di fave (consiglio quelle di Leonforte per non tradire l’origine della ricetta), ottenuta dalla lenta bollitura e successiva frullatura di quelle secche cui si aggiungono della cipolla, del pomodoro, verdura fresca (erbe di campo, bietole, cicorie), del finocchietto selvatico per aromatizzare e della pasta spezzata per renderla più densa. Olio a crudo, sale, pepe o peperoncino per condire.
 
3) LICURDIA CALABRESE
Avete presente la soupe d’oignons francese? Una zuppa di cipolle, preparata con burro, pepe, farina, brodo, arricchita di crostini di pane e formaggio e messa a gratinare nel forno. Forse non tutti sanno che ne esiste una versione nazionale, proveniente dall’alto cosentino. La zuppa calabra si chiama Licurdia ed è fatta con il fiore all’occhiello di questa terra, la cipolla rossa di Tropea. Viene servita in una terrina, sormontata da dei crostini di pane, spolverati da cacio ricotta e peperoncino. 
 
4) RIBOLLITA TOSCANA
E’ una delle ricette che identifica la cucina toscana, la Ribollita si presenta come un minestrone di verdure, ortaggi, legumi e pane raffermo. E’ un piatto di umili origini, lo si deduce già dal nome che fa riferimento all’uso contadino di prepararla con verdure avanzate e all’abitudine di ribollirla anche nei giorni successivi alla realizzazione. Ogni zona ha la sua variante, ma una ribollita, per essere “autentica” deve contenere almeno il cavolo nero e la verza come verdure e i fagioli come legume. 
 
5) PANCOTTO ROMAGNOLO
Il pancotto è uno dei piatti della cucina povera più diffuso per due motivi: consente di non buttare via niente ed è un ottimo rimedio contro il freddo invernale. Pane raffermo, acqua e olio extravergine d’oliva alla base, poi le varianti sono molte, dai tocchetti di prosciutto o guanciale o speck, alle erbe di campo, al parmigiano. La ricetta romagnola è un omaggio ai tempi in cui si mangiava veramente pane e acqua che sono gli unici ingredienti di questa zuppa, insieme all’olio con cui viene condita.
 
6) MINESTRONE LIGURE
Il lesso di verdure è un classico della cucina italiana. Semplice, si prepara con legumi, verdure e ortaggi di stagione. Carote, patate, sedano e cipolla non possono mancare come ingredienti, il resto è dettato dalla fantasia. Tra le varianti, merita di essere citata quella alla genovese che vede il piatto impreziosito da una cucchiaiata di pesto in superficie, tocco che dona un profumo inconfondibile. Si può arricchire con dei carboidrati: dai crostini di pane, al riso, alla pastina. Freddo, può essere il condimento ideale per il cous cous.
 
7) ZUPPA PAVESE
Pane raffermo, brodo di carne, uova, grana e burro: pochi ingredienti che fanno intuire l’origine umile di questa ricetta della cucina pavese. Si prepara con dei crostoni di pane abbrustoliti nel burro e dagiati su una terrina. Sul pane vengono rotte le uova, il cui tuorlo che deve restare integro, va bagnato con il brodo e cosparso di grana. Il risultato è un piatto all’insegna della semplicità, dall’alto contenuto calorico che riesce a sfamare senza tradire il gusto e a essere replicabile da tutti.  
 
8) MINESTRA DI CECI E ORZO TRENTINA
Esistono tante varianti di questa zuppa che io attribuisco al Trentino perché è nella Val di Non che l’ho assaggiata, ma la cui diffusione in realtà è tale che limitarla a una sola regione sarebbe intellettualmente disonesto. I protagonisti principali sono l’orzo perlato e i ceci che, inzuppati nel brodo, si possono combinare con diversi condimenti. Funghi porcini e salsiccia è la versione più popolare, ma consiglio di gustarla nature, preparata solo con orzo, ceci, carote, cipolla, rosmarino, sale e olio. ( articolo di Cristina Rambola')

sabato 25 gennaio 2014

Azienda Agricola Mecarelli: I nostri prodotti

Azienda Agricola Mecarelli: I nostri prodotti: La raccolta delle nocciole avviene meccanicamente, inizia nei primi giorni di settembre per concludersi, alcuni anni anche, ad ottobre. ...

Che fine settimana!

Una giornata intensa di lavoro, ma aver lavorato!
Che soddisfazione.Anche se la giornata è stata un po' troppo ventosa, la potatura dei noccioleti prosegue senza intoppi.Il Piccolo principe innaffiava la sua rosa, io con le piante ci parlo.
No non sono matto.Il contadino è un lavoro che mi sono scelto.Lo amo, mi da' immense soddisfazioni.
Un cielo terso di tramontana, con i raggi del sole che attraversano i rami è la giornata ideale per la potatura invernale, senza guardare l'est o l'ovest dei rametti.(Post precedenti)
Le piante piu' vecchie ancora stentano nell'apertura dei fiori maschili ma nell'impianto delle giovani si assiste ad uno spettacolo, per noi agricoltori del Viterbese, mozzafiato.Domani con l'aiuto dei miei figli mettero' le foto.
dal web  
La mia potatura è da esperto chirurgo. Passeggiando per le nostre campagne se ne vedono un po' di tante scuole.
Al posto del tradizionale vecchio cespuglio, per i nuovi impianti si preferiscono la forma a monocaule nelle diverse varianti: vaso libero, monocono e a ipsilon.
La tendenza attuale è per un aumento della densità di piantagione, per avere una veloce produttivita'; tenendo comunque conto della necessità di favorire la meccanizzazione, secondo me è consigliabile non scendere mai  sotto i 5 m fra le file.

giovedì 16 gennaio 2014


"Innaffiando la sua rosa si sentiva re "

Sara' il caso di complicarci la vita?

Quest'anno, avventurato in un viaggio insidioso ma avventuroso, pensavo che non avrei mai finito e invece...Che meraviglia la natura e la gente che ho conosciuto!
"Innaffiando la sua rosa si sentiva re "  diceva il Piccolo Principe, ed io aggiungo che un progetto diventa importante per quanto tempo gli si dedica.
Amo il mio lavoro,traggo il respiro dall'aria che muove ogni singola foglia e ringrazio per poter fare cio' che mi piace.
...Gli alberi sono lo sforzo infinito della terra per parlare al cielo in ascolto... e allora leggiamo l'articolo che ho trovato nel web:

Studio di differenti strategie per la potatura meccanica del nocciolo

Per 4 anni sono stati studiati gli effetti sulla quantità e qualità della produzione di nocciole di diverse modalità ed epoche di potatura meccanica su piante allevate a palmetta.
La potatura meccanica del nocciolo allevato a palmetta è accompagnata da un sensibile calo produttivo nell'anno di esecuzione dell'intervento. Ciò ha indotto i corilicoltori a potare in un certo anno solo un lato della palmetta e di potare l'altro nell'anno successivo oppure uno in primavera e l'altro in autunno. Per meglio chiarire gli effetti di queste scelte sulla produzione sono state poste a confronto  con un testimone non potato le seguenti tesi: 1) lato est del filare potato in primavera e lato ovest in autunno; 2) lato ovest in primavera e lato est in autunno; 3) entrambi i lati potati in primavera; 4) entrambi i lati potati in autunno. L'esperienza è stata condotta dal 2008 al 2011 su un noccioleto di 14 anni mai sottoposto a potatura dopo quella di allevamento e si è intervenuti con un taglio piuttosto pesante che ha asportato una fascia laterale di cm 40 di larghezza.
I migliori risultati sono stati ottenuti con la potatura sul lato est in primavera e su quello ovest in autunno e con quella in primavera su entrambi i lati.




mercoledì 8 gennaio 2014

Aliento de arboles



ALIENTO DE ÁRBOLES
Los árboles respiran
el descontento del día
viene la noche
con su cesta de sueños
nos respiramos vida
envuelto en el sueño ...



( presa dal web )